Il corso triennale di autoformazione (CTA) presuppone un impegno consapevole a conoscere e a sperimentare su di sé il modello psicosintetico e ad allenarsi in modo proficuo per diventare sempre più capaci di realizzare l’obiettivo “Conosci, possiedi, trasforma te stesso”.
Si configura quindi come un apprendimento e un allenamento all’arte del vivere, alla responsabile presa in carico di sé stessi, alla ricerca di un’armonizzazione reale e non illusoria delle istanze contrastanti che vivono dentro di noi, al progressivo “riconoscimento” di sé e del proprio compito esistenziale.
La conoscenza del modello psicosintetico, che si persegue nel corso triennale di autoformazione non deve restare puramente teorica, ma deve fornire strumenti la cui applicazione venga sperimentata nel corso dei seminari e che possano poi essere utilizzati in altri ambiti e in altre situazioni e la cui efficacia possa essere verificata nel quotidiano.
Gli incontri che scandiscono l’iter del corso triennale di autoformazione sono opportunamente distanziati proprio per consentire un lavoro di riflessione critica e di sedimentazione di quanto si è appreso.
Gli atteggiamenti con cui è consigliabile partecipare agli incontri di formazione sono l’apertura e la disponibilità alla conoscenza di sé e degli altri, l’attenzione al qui e ora, a quanto si sperimenta come momento significativo in cui convergono esperienze passate e potenzialità non espresse.
Il gruppo ha la funzione di catalizzare ed evidenziare gli atteggiamenti consolidati nei confronti di noi stessi e degli altri, i nostri modi di percepire e di reagire, i nostri meccanismi di difesa, le nostre aree di libertà e/o di costrizione, ecc.
È quindi estremamente importante che negli incontri di formazione teniamo costantemente presente, insieme ai contenuti di quanto apprendiamo e agli esercizi che facciamo, chi è il soggetto di questo lavoro, cioè noi stessi, e come siamo, o non siamo, mossi da quanto accade ascoltandoci con attenzione ed equanimità.
Questo ascolto è necessario per rafforzate la funzione di osservatore dell’io, per accogliere senza proiettarli immediatamente all’esterno i propri contenuti interiori e per utilizzarli per un’ulteriore conoscenza e trasformazione di sé, a cui il gruppo e il conduttore possono offrire il necessario supporto.
Tutto può essere elaborato in modo efficace e produttivo, anche le emozioni per così dire inerti o apparentemente ostacolanti come la noia, l’insofferenza, l’ostilità, purché non manchi la disponibilità ad ascoltarsi e a mettersi in gioco.