Chi ha conosciuto Roberto Assagioli lo descrive come una figura eccezionale, una persona spiritualmente molto evoluta, un saggio, un maestro.Una persona dotata di semplicità e di volontà, di saggezza e di infinito rispetto dell’essere, a tutti i livelli, di senso dell’umorismo e di disponibilità a parlare di tutto senza far pesare la sua cultura, di eccezionale equilibrio e di quella profonda bontà che lo portava a non giudicare mai.
Gioia e serenità sono le qualità che più di ogni altre vengono attribuite a Roberto Assagioli dalle persone che lo hanno frequentato a lungo.
La sua lunga vita (morì a 86 anni, nel 1974) non fu di certo facile e priva di dolore, anche se il suo modo di affrontare la sofferenza è testimonianza concreta del suo insegnamento: il raggiungimento di quella Disidentificazione che porta ad elevarsi al di sopra delle emozioni.
Due furono i momenti particolarmente duri nella sua vita: la persecuzione e l’imprigionamento come ebreo e pacifista nel 1940 e la morte del figlio Ilario all’età di 28 anni, nel 1951. Anche in questi due periodi, pur difficili e dolorosi, riuscì comunque a mantenere la serenità e la saggezza che lo caratterizzava.